La Gazzetta del Mezzogiorno12 giugno 2003

Recensione del Concerto al Teatro Piccinni di Bari - 9/6/03


Se Bari fa il verso a Boston

Bari come Boston! I discofili più appassionati sanno bene che la Boston Symphony una delle più celebri orchestre statunitensi (fondata nel 1881), ha una... doppia vita. Infatti, più o meno lo stesso organico, ma col nome di «Boston Pops Orchestra», affronta un repertorio nel quale a brani classici popolari, affianca anche raffinate e trascinanti pagine di spiccato taglio leggero. Per mezzo secolo i Boston Pops (e precisamente dal '29 al '79), sono stati diretti dalla prima viola dell'orchestra, il mitico Arthur Fiedler, cui è succeduto poi il compositore e direttore John Williams.
Ebbene, l'orchestra di Bari, pur non cambiando nome, ogni tanto affronta un repertorio non propriamente «canonico», ma non meno stimolante e, fra l'altro, ben eseguito. La più recente sortita in questo settore si è avuta con un programma più o meno ispirato alle colonne sonore, quel tipo di musica nel quale in Italia ha brillato a suo tempo Nino Rota seguito poi da Ennio Morricone, ma che Oltreoceano ha visto impegnati musicisti quali Korngold, Waxman, Rosza, Newman ed altri ancora.
Ed il programma presentato da Walter Proost, che una volta di più ha rivelato polso e duttilità artistica, presentava dopo una suite di Marco Betta – giovane musicista già noto al pubblico barese – tratta dalla colonna sonora del film Il manoscritto del principe, trascrizioni e pagine originali del violista e compositore anconetano Roberto Molinelli, personaggio attivissimo a tutto campo nel mondo musicale non solo italiano.
La musica di Betta, sospesa in un'atmosfera di morbidi echi e sognanti accenti, crea una impressione di attesa che si sfuma progressivamente. Ma la sorpresa, e più che gradevole, è stato il resto del programma che ha rivelato la straordinaria capacità di arrangiatore di Molinelli e la sua vena creativa feconda quanto venata di fresca incisiva ironia.
Manipolare con raffinata abilità brani di personaggi del light side come i mitici Pink Floyd così come ha fatto Molinelli non è cosa da tutti. I temi creati da questi musicisti – che comunque sono «grandi» in senso assoluto – nella veste sinfonica abilmente strutturata da Molinelli acquistano una valenza entusiasmante, in un tripudio di colori orchestrali e, appunto, sempre considerati con l'evidente impegno di godere della buona musica, di divertirsi. Molinelli evidentemente sa bene come colpire l'interesse del pubblico e lo fa con competenza, ottenendo risultati che spingono – come è avvenuto al Piccinni – l'uditorio ad un prorompente entusiasmo.
Fra l'altro nell'arrangiamento dei brani ha saputo creare un vero e proprio «concerto», inserendo nel discorso un sassofono solista ed il pianoforte. E, avendo già operato in collaborazione con lui, l'interprete ideale era al sax quel virtuoso che il pubblico barese ha già avuto modo di applaudire: Federico Mondelci.
Mondelci ha dato un'ulteriore prova delle sue straordinarie qualità, affiancato dalla giovane pianista barese Rossella Perrone (formatasi all'alta scuola di Gianna Valente), che già aveva sostenuto il ruolo concertante nella suite di Betta.
Ma Molinelli ha sostenuto alla viola il ruolo solistico nel suo Movie Concerto, nel quale con eleganza fa il verso al tipo di musica che solitamente accompagna certe situazioni nelle colonne sonore. Ed in questo gioco, la viola si lancia in voli avvincenti: anche come violista Molinelli si rivela elemento di tutto rispetto. Infine, un omaggio a Bernstein, con la Leonard Ouverture, ricca di echi evocativi delle pagine più note del Maestro.
Proost ha diretto magnificamente tutto, con l'orchestra che suonava sul filo del costante entusiasmo ed al massimo delle sue possibilità. Mondelci e la bravissima Perrone hanno offerto come bis Oblivion, mentre richiesto a gran voce è stato replicato un brano di Molinelli che il pubblico ha evocato ripetutamente alla ribalta, con calorosi applausi.

Nicola Sbisà

  [home]